di Alessio Di Carlo

Dei suoi quarant’anni, gli ultimi due Roman Gorilyk – ex guardia del posto di blocco della centrale nucleare di Chernobyl, nel nord dell’Ucraina – li ha trascorsi nelle carceri russe, dopo essere stato arrestato nel marzo 2022, poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dei soldati di Putin.
Venerdì è stato finalmente rilasciato, uno dei settantacinque ucraini scambiati con altrettanti prigionieri di guerra russi.
Lo ha reso noto ieri il quartier generale di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra, un ente governativo ucraino, in una dichiarazione pubblicata su Telegram insieme alle foto.

Nelle immagini si vede l’uomo ridotto a poco più che uno scheletro. Le costole e le clavicole sporgono, il suo ventre è infossato, le articolazioni delle spalle e delle anche sono chiaramente visibili sotto la pelle emaciata.
“La condizione dei prigionieri di guerra ucraini evoca orrore e associazioni con le pagine più oscure della storia umana: i campi di concentramento e sterminio nazisti”, ha l’ente governativo ucraino.
La Guardia Nazionale dell’Ucraina, intervistata dalla CNN, ha rivelato che quasi tutti i prigionieri rilasciati hanno subito perdita di peso, piaghe, lesioni e patologie croniche derivanti da ferite non trattate.
Il ministro della difesa russo, alla stessa emittente americana, ha dichiarato: “secondo le Convenzioni di Ginevra, l’insieme di leggi internazionali che regolano i conflitti armati, i prigionieri di guerra devono essere trattati umanamente e con dignità, e devono ricevere razioni alimentari giornaliere di base che siano “sufficienti in quantità, qualità e varietà per mantenere i prigionieri di guerra in buona salute e per prevenire la perdita di peso o lo sviluppo di carenze nutrizionali”.